A fire that broke out on Friday 23 July 2021 in the province of Oristano devastated Punta Badde Urbara, one of the island’s nerve centres, interrupting many radio and television signals broadcast in central and northern Sardinia. Audio and video links to important stations such as Monte Limbara, Monte Ortobene, Monte Oro and many secondary stations departed from the mountain in the Oristano area, with the result that many stations were mute and the TV signals were absent. The most difficult situation occurred on Saturday evening, when even the RAI signals disappeared for a few hours, while private broadcasters had to wait until Monday morning to return to normal.
As the images from the site and satellite analysis show, the entire Badde Urbara broadcasting centre was surrounded by flames, with the buildings outside closest to the vegetation having the worst of it. The problems were probably also exacerbated by damage to the power lines, and the emergency generators held out until they ran out of fuel. For the radio stations, the interruptions lasted only a few minutes. On Sunday, Radio 105’s 99.30 MHz, Rai GR Parlamento’s 106.70 MHz, Radio Planargia’s 88.60 MHz and Radio Barbagia’s 99.90 MHz were occasionally without a signal.
The television situation is more critical, with more consistent interruptions: first to disappear Saturday evening, along with the mux1 of RAI, were the channels hosted on the multiplex Videolina. On Sunday, several broadcasters throughout central and northern Sardinia disappeared: among them Canale 9, Telesardegna, Paramount, Real Time, RTL 102.5, Giallo, K2, Frisbee, Boing Plus, Super!, Spike, DMax, HGTV, Motor Trend, Supertennis, Alma TV, VH1, Deejay TV and Radio Italia TV. The emergency lasted until Monday afternoon.
RTV San Marino will get frequencies from Raito cover the Italian territory. During a meeting of the board of directors of the Italian public broadcaster, held on June 30, 2021, the proposal to transfer frequencies to the San Marino station was unanimously approved. The general manager of RTV San Marino, Carlo Romeo, recalls that thirty years ago it was the then general manager of Rai Sergio Zavoli who aired this possibility. The agreement between the two governments is now awaited, essential for the decision to become operative. It will probably have to wait until 2023, when, with the passage to DVB T2, Rai’s increased availability of transmissions will allow it to host the San Marino station in its multiplex, thus enabling it to serve the peninsula.
The article is published in Italian to avoid language barriers that reduce its impact. It talks about RDS, a technology developed 35 years ago and used in billions of receivers since then. With the advent of large displays, infotainment manufacturers began using RDS information to help display station logos on car radios. When logos are not displayed, when outdated ones pop up, or when a logo is mixed up with that of another radio station, the car manufacturer is often blamed. But “it takes two to tango”: problems can also be caused by incorrect RDS settings on the part of the radio station. Many broadcast managers are not technicians, and this article is aimed at them to make them aware of the issues: The problems need to be investigated and solutions can be found.
Pochi ricordano i tempi in cui la radio dell’auto aveva una manopola di sintonia e un quadrante analogico, e la ricerca delle stazioni avveniva per frequenza. I ricevitori moderni, invece, propongono l’elenco delle stazioni disponibili, ordinato per nome, e la sintonizzazione si effettua con un click o un comando vocale.
Se bastano un dito o la voce per impartire i comandi al sistema multimediale (che ormai incorpora anche audio, internet, app, navigatore, e perfino la tv) è perché l’interfaccia uomo macchina (HMI: human-machine interface) ha semplificato il rapporto con la tecnologia. Per far sì che con lo sfioramento del nome della radio sullo schermo inizi l’ascolto, un’apposita dashboard (pannello di controllo) consente di impartire i comandi al sistema (analogamente ai programmi che girano su un pc). Ma per la radio, anche i più moderni sistemi di interfaccia si basano su dei dati digitali, presenti in quasi tutti i segnali FM: il Radio Data System, o RDS. Questo segnale digitale viaggia su una sottoportante di 57 kHz a 1.1875 kilobit al secondo (piuttosto lentamente quindi, rispetto alle velocità attuali di trasmissione dati audio o video). Ma è uno standard, disponibile su miliardi di dispositivi, e può svolgere molte funzioni, se usato correttamente.
Mostrare il nome della radio semplifica la sintonizzazione
L’elemento più visibile dell’RDS è il nome del programma (o servizio), spesso abbreviato come PSN o PS, che consente al guidatore di riconoscere immediatamente il nome della stazione. I display dei primi ricevitori digitali usavano elementi a LED e potevano visualizzare esattamente 8 caratteri. Pochi, ma sufficienti a descrivere la maggior parte dei nomi dei servizi radiofonici o i loro acronimi. Per aumentare la quantità di informazioni da fornire al guidatore sono stati utilizzati contenuti “dinamici”, e oggi il PSN viene ancora utilizzato da alcune emittenti (non correttamente) per visualizzare data, ora, numeri di telefono, tassi di cambio, pubblicità, informazioni su artisti e titoli e un sacco di *** e <<< e >>> e ### … spesso anche in modalità “scrolling”, distraendo i guidatori e confondendo gli ascoltatori. Lo standard RDS infatti prevede una soluzione migliore: “RadioText” (RT), e “enhanced RadioText” (eRT); entrambi supportati da molti sistemi moderni di infotainment e che dovrebbero essere usati per qualsiasi testo dinamico, relativo alla programmazione corrente o meno.
L’RDS ha permesso di mantenere la sintonia quando si è in viaggio
Dietro le quinte, c’è un identificatore unico (di programma) in ogni segnale RDS, chiamato codice PI. Questo codice permette all’autoradio di sintonizzarsi automaticamente su un’altra frequenza che porta lo stesso programma – permettendo al conducente di tenere le mani sul volante e godersi l’ascolto senza interruzioni o cadute. Utilizzando una struttura numerica sofisticata, il codice PI controlla anche come il ricevitore gestisce la programmazione regionale: ampiamente utilizzato dalle emittenti pubbliche europee (per le notizie regionali e le informazioni di servizio pubblico) e dalle reti commerciali (per dividere la loro rete in un certo numero di sottoreti regionalizzate con pubblicità locale, moltiplicando così il loro business), ma totalmente sconosciuto al panorama radiofonico in Nord America (anche perché le emittenti sono spesso monocanale).
E oggi il PI viene utilizzato anche per mostrare i logo sulle vetture
Al di là di questo, il codice PI serve a memorizzare le stazioni preferite sui tasti “preset”. Ma serve anche per una funzione che gli inventori dell’RDS non avevano previsto: visualizzare il logo della stazione radio. A differenza di un numero di telefono unico che viene assegnato dal provider, o dell’indirizzo IP unico assegnato da un’architettura dedicata, il codice PI è qualcosa di cui ogni emittente deve occuparsi attivamente. I produttori di apparecchiature di trasmissione RDS consegnano i loro box con codici predefiniti o vuoti, che devono essere cambiati o impostati. Ma come può l’emittente sapere quale codice impostare? Alcuni paesi forniscono il codice PI da usare insieme alla licenza di trasmissione: i codici sono amministrati centralmente da esperti. In altri paesi, c’è una sorta di auto-organizzazione da parte delle emittenti, ma a causa della mancanza di un registro centrale, la situazione può diventare rapidamente caotica.
I codici non sono casuali
I codici PI sono composti da 4 caratteri esadecimali e vanno da 0000 a FFFF. In teoria, questo permette 65536 combinazioni: Un numero grande, ma non sufficiente per dare ad ogni stazione radio un codice PI unico. Per far funzionare correttamente il sistema RDS, il progetto contiene alcune regole formali per il codice PI, che devono essere rispettate.
Il significato dei quattro caratteri
Il primo carattere designa il paese d’origine dell’emittente: ad esempio F = Francia, E = Spagna, C = Regno Unito, 7 = Tunisia … Poiché ci sono solo 15 caratteri potenziali (lo 0 non è ammesso), diversi paesi devono usare lo stesso carattere. I paesi che usano lo stesso carattere non possono essere adiacenti, per evitare che al ricevitore arrivino codici PI duplicati. La F, per fare un esempio, è usata in Francia, ma anche in Norvegia, in Bosnia ed Erzegovina e in Bielorussia. Nota: lo standard RDS include un ulteriore elemento di dati chiamato “Enhanced Country Code” (ECC) che in teoria rende i codici PI globalmente unici. Sfortunatamente, l’ECC è implementato correttamente solo da un piccolo numero di emittenti e quindi non ha mai acquisito alcun valore pratico sul lato del ricevitore. Che peccato!
Il secondo carattere è usato per descrivere la “copertura” del servizio specifico: 0 è usato se l’emittente opera solo su una frequenza (utile da sapere, poiché il ricevitore non deve cercare frequenze alternative). 2 e 3 sono usati per designare le reti nazionali e regionali, e tutti gli altri caratteri da 4 a F possono essere usati per designare gli split regionali dei servizi nazionali.
Il terzo e il quarto carattere sono identificatori di servizio unici, permettendo fino a 255 servizi. Questo numero è sufficiente per i paesi più piccoli, ma è troppo piccolo per i paesi con un ricco panorama radiofonico. Se vivete o trasmettete negli Stati Uniti, i codici PI hanno un significato e una logica diversa: essi corrispondono al call sign attribuito dalla FCC: un algoritmo definito fa sì che, per esempio, KCBS usi il codice PI 1574. Di conseguenza, il nominativo può essere determinato dal codice PI! Questo sistema funziona per i nominativi K e W, e non si preoccupa degli split regionali. Ma non è usato perfettamente – alcune stazioni impostano il primo carattere del codice PI a 1, per pubblicizzare il loro servizio come provider TMC, ma generando call sign “fasulli” invertiti.
Non si può… giocare con i numeri
I codici PI sono una questione complessa. Le emittenti devono assicurarsi di usare i codici corretti – nei paesi più grandi e dove gli split regionalizzati sono importanti, devono cooperare e usare un unico riferimento affidabile per l’uso dei codici PI. Alle emittenti possono non piacere queste regole e le loro limitazioni, ma sono state create e scritte già nel secolo scorso (RDS è stato lanciato ufficialmente nel 1988), e sono da allora implementate in miliardi di dispositivi di ricezione, impossibili da cambiare. Quindi è meglio che si attengano alle regole dal lato del trasmettitore – questo richiede solo un piccolo sforzo ma evita futuri problemi.
Il problema “immagine”
Molte emittenti non sono consapevoli di avere un problema di codice PI. I loro ascoltatori saranno in grado di ricevere il programma, il nome della stazione sarà visualizzato – sembra perfetto. Ma poi, le autoradio con i loghi delle stazioni “gireranno l’angolo”, e scopriranno che il logo della loro stazione non viene mostrato affatto, o, ancora peggio, appare il logo di un’altra stazione quando il ricevitore è sintonizzato sulla loro frequenza. Questo non è solo frustrante, ma può danneggiare l’immagine e l’esperienza del marchio che la stazione radio ha creato.
Come comportarsi quando si nota un’anomalia
Se qualcosa non va, la prima reazione è quella di incolpare la casa automobilistica. Certamente i costruttori sono parte del problema. Hanno progettato il loro sistema di infotainment basandosi sui codici RDS PI, supponendo un uso corretto e coordinato dello standard RDS e un uso stabile dei parametri tecnici. Ma questa è solo teoria. La vita reale nel panorama radiofonico è diversa. Non tutte le emittenti si prendono cura dei loro codici PI, ed è per questo che anche le emittenti hanno le loro colpe: alcune usano lo stesso codice di altre stazioni, altre adottano codici al di fuori della gamma assegnata al loro paese, oppure non adottano l’ECC o lo impostano in modo errato, o non impostano correttamente i codici PI durante gli split regionali. Questi sono solo alcuni degli “errori” commessi.
Come rimediare? Il fai-da-te è rischioso
Avendo imparato alcune nozioni di base sull’RDS, un’emittente potrebbe essere disposta a cambiare codice. Non è così semplice. Bisogna prima verificare di che problema si tratta, e se occorre sceglierne un altro se ne deve individuare uno libero non solo a livello locale, ma nazionale, per evitare di “pestare i piedi” ad altre stazioni. E bisogna considerare anche che i codici sono limitati perché nelle autoradio restano memorizzati anche quelli di stazioni chiuse da anni, e si rischia dover ripartire da capo. Infine, cambiare il codice non basta: bisogna anche comunicarlo a chi gestisce il database affinché le modifiche vengano applicate. Meglio affidarsi a un esperto, che analizzi lo stato e la situazione del attuale RDS, verificando la situazione nei diversi sistemi di infotainment automobilistici. E raccomandi una soluzione che non solo risolva il problema specifico, ma si assicuri anche che non danneggi le altre emittenti e che sia adeguatamente comunicata all’industria dell’infotainment automobilistico.
Fatti consigliare da un esperto
Radio Data Centergestisce l’unico database mondiale delle stazioni radio pubblicato su siti web come FMSCAN e FMLIST. Questo archivio, continuamente aggiornato da centinaia di corrispondenti e da molte fonti, unito alla conoscenza approfondita dei dati e degli algoritmi utilizzati dai sistemi di infotainment automobilistici, permettono agli esperti di analizzare le implementazioni RDS e di fornire raccomandazioni alle emittenti. Il database, che comprende oltre il 97% dei logo mondiali, è utilizzato (tra gli altri) dal sistema di infotainment più avanzato tecnologicamente, l’MBUX della Mercedes (la vettura è connessa alla rete e scarica periodicamente gli aggiornamenti). Maggiori dettagli su https://www.radiodatacenter.com/.
The Confindustria Radio Televisioni association has published the “Economic study of the private radio and television sector“, which from 2020 presents in a single volume the national and local radio and television operators (previously two publications were prepared). The study examines the financial statements filed with the Chambers of Commerce by joint-stock companies (thus excluding community broadcasters, which are not required to publish them), providing a pictureof the most structured part of the radio and television industry, within which very different companies coexist. The sector is in a stabilization phase, after two economic crises (2008 and 2012), the entry of some reforms (including that of the fee and contributions to local broadcasting) and a changed competitive environment, due to the rise of OTT platforms that (like Netflix) distribute content via the internet. The financial statements are for 2018, as it was necessary to wait until a fair number were available for the study to be representative.
A summary of key trends can be read here, while the full volume can be downloaded here.
The 50 million EUR allocated by the Italian government to support broadcasters affected by the drastic drop in advertising due to the pandemic have not been distributed fairly. Stopping the decision of the old executive (Conte II) is Agcom, the Italian Communications Authority. The “Fund for emergencies relating to local broadcasters” had been established by Article 195 of the Decree Law of May 19, 2020, but the implementing decree had been issued by the Ministry of Economic Development only on October 12, 2020. The text defined the procedures for the allocation of the contribution, reserving 95% of the resources for the first hundred television stations in the ranking, and dividing the remaining 5% among those from the hundredth place onwards. This choice, which had already aroused controversy, was rejected by Agcom because it could create market distortions, and the authority hopes to divide it into two portions: one among all the broadcasters meeting the eligibility requirements, in proportion to the score in the ranking list, and the other, in equal parts among the broadcasters, taking care to ensure that the latter portion of resources has a sufficient amount to guarantee adequate subsidizing for the smaller broadcasters.
Although in December 2020 he told Prima Comunicazione “it is not a gift”, Lorenzo Suraci, publisher of nationwide RTL 102.5 and Radio Zeta (a so-called “superstation”), then took advantage of the opportunity offered by Law 176/2020, which allows a national network to transform a community licence into a commercial one. It thus had Radiofreccia purchased by RTL 102.5, making it its second licence and transforming it from a national community radio station into a commercial one. This removes the advertising limit of 10%per hour, which can be raised to 20%.
Reconstructing the history of the broadcaster7
In July 2016, Mediaset took control (72.12%) of the Finelco Group (owner of Radio 105 and Virgin Radio) and formed a partnership with RMC-Radio Monte Carlo (later acquired in 2018), exceeding 10 million listeners on the average day (including R101, already owned by the group). Suraci, who can count on the 7 million listeners of RTL 102.5 (first in Italy for ratings) and Radio Zeta, found himself bypassed. In order to counter the firepower of Mediaset, which can sell advertising on its radio stations on a “package” basis, he tried to grow his group by buying Radio Padania (a Lega Nord station with a national community licence) for 2.1 million euros, transforming it into Radiofreccia, a station with a rock format. The community licence allows the broadcaster to turn on hundreds of repeaters without buying them from other radio stations (the law was tailored to favour the Lega Nord and allow it to extend Radio Padania’s coverage throughout the Peninsula), but limits advertising to 10% per hour. Now the “cap” has been blown off, and the only national community radio station remains Radio Maria, which has never used this loophole to turn on new equipment.
A boomerang effect has been caused by the governmentdecree that, in order to promote the development of DAB radio, requires radio manufacturers to stop selling devices in 2021 if they were not equipped with a digital receiver. This includes smartphones equipped with an FM tuner. Samsung (which has almost 40% of the market) has circumvented the regulatory requirement by deactivating the FM receiver with a change to its operating system. Moreover, the legislation (which applies only in Italy) would have required manufacturers to fit a digital receiver and antenna only to devices sold in Italy.
While this may seem a necessary action for newly sold devices, it seems pretty strange that it is applied to devices that have been sold before the law came into effect.
Witnesses to history, tragic events, revolutions, and… even earthquakes. Like Radio Alfa 102, a small radio station in Avellino that forty years ago, on 23 November 1980, broadcast live the roar of the earthquake that devastated Irpinia. It happened by chance: during a live recording of folk music, at 7.34 p.m., the microphone picked up the deep and impressive roar caused by the collapses of the quakes. The earthquake, of magnitude 6.9 (the strongest in the last hundred years), devastated the Apennine territory on the border between Campania and Basilicata, razing entire villages to the ground and causing almost 3,000 victims and 280,000 displaced people.
FM tuners showing the logo of the broadcasters are being used in the cars. For broadcasters who manage to make the most of technology, it is an opportunity to increase ratings. But some systems rely just on RDS, which was not designed for this purpose: This can create serious image damage to a broadcaster. But to eliminate them you can turn to the experts.
L’articolo (In Italiano)
Si diffondono sulle vetture i sintonizzatori FM che mostrano il logo delle emittenti. Un’opportunità gratuita che aiuta gli editori ad aumentare la notorietà e gli ascolti. E quando il marchio non appare o è sbagliato ci si può rivolgere agli esperti
Nel 2013 sono apparse le prime autoradio che consentono di scegliere la stazione preferita in FM cliccando sui logo visualizzati sullo schermo. La funzione, ispirata dai sintonizzatori Dab (che mostrano i marchi delle radio ricevibili), rende l’impianto multimediale più accattivante e aumenta la sicurezza di guida, perché al conducente basta un colpo d’occhio per individuare la stazione preferita, e non è obbligato a distogliere lo sguardo dalla strada per leggere dall’RDS che radio ha sintonizzato.
Questa innovazione dà un vantaggio non indifferente agli editori, perché offre gratuitamente la possibilità di diffondere il proprio marchio e di farlo riconoscere (la brand awareness, uno degli indicatori che misurano il successo di un’azienda). Se il marchio è ben progettato, infatti, è facilmente riconoscibile e viene memorizzato con facilità. E se poi è accattivante, può attrarre l’attenzione e consentire di intercettare nuovi ascoltatori.
Un’immagine ad hoc per ogni sistema
Per sfruttare al meglio queste opportunità, va tenuto conto che ogni sistema ha caratteristiche diverse, e alcuni parametri (come i colori dello sfondo) non devono essere trascurati nello studio della grafica. Occorre inoltre privilegiare la leggibilità, eliminando elementi che nelle dimensioni del piccolo schermo non risulterebbero decifrabili (come lo slogan o la frequenza, se scritte molto in piccolo). Meglio optare per un simbolo grafico o un disegno, purché stilizzato e ben riconoscibile.
E se il logo non appare?
Alcuni sistemi, pur essendo molto diffusi (come quelli montati sulle vetture del gruppo Volkswagen, che comprende le vetture Porsche, Seat, Skoda e le Audi prodotte fino al settembre del 2019), sono soggetti a dei problemi tecnici che possono penalizzare gli editori. Le anomalie in genere dipendono dal fatto che questi apparecchi non utilizzano il Gps (o appositi algoritmi, previsti negli apparati più evoluti) per evitare i conflitti tra le emittenti. Non sono rari anche gli errori dovuti all’aggiornamento del database: come quando non viene visualizzato il marchio dell’emittente o ne viene mostrato uno ormai datato.
Per chi non c’è è un serio danno d’immagine
Ma l’anomalia più grave si verifica quando lo schermo mostra l’RDS dell’emittente abbinandolo al logo di un’altra stazione. Un problema serio, perché l’ascoltatore può essere indotto in errore: potrebbe pensare che la radio non sia ricevibile e orientare la propria scelta su un’altra. Per cercare la radio preferita e memorizzarla dovrà ricorrere alla sintonia manuale della frequenza, e comunque vedrà sempre il marchio di una radio concorrente al posto di quella che ha scelto. Questa incompatibilità si può eliminare, ma non può prescindere da un’analisi preventiva dei database della vettura dove si verifica per individuarne la causa e le soluzioni.
Il supporto degli esperti
Per eliminare le incompatibilità ci si può rivolgere a un gruppo di esperti. Radio Data Center, società tedesca leader nel settore, con otto marchi automobilistici supportati, su richiesta di diversi editori che volevano limitare i danni di immagine, ha analizzato il problema dei sistemi Volkswagen (che non assiste direttamente). Gli editori che notano dei problemi (direttamente o attraverso le segnalazioni degli ascoltatori) dei problemi, hanno la possibilità di chiedere una consulenza breve, un’analisi approfondita delle problematiche e l’individuazione delle soluzioni. Per farlo possono accedere alla piattaforma Etermin, dove è possibile prenotare ciascun servizio all’indirizzo E-Termin Radio Data Center GmbH.
The Museum of Radio and TV in Turin reopened to the public on 26 September 2020, with a layout redesigned during the lockdown break. Notice boards, lighting and scenography have been redesigned, as well as the assortment of pieces, flanking the equipment used by the public broadcaster in 94 years of activity with multimedia itineraries that narrate the evolution of the public broadcaster’s television programmes. Historical relics tell of the ancestors of radio, from the telegraph to the first radio receivers.
L’articolo (Italiano)
Un nuovo percorso espositivo racconta 94 anni di storia della Rai attraverso apparecchiature, programmi, costumi e arredi di scena
Ha riaperto al pubblico dal 26 settembre 2020 il Museo della radio e della Tv di Torino, con un allestimento ridisegnato durante pausa del lockdown. Bacheche, illuminazione e scenografia sono state ripensate, come pure l’assortimento dei pezzi, affiancando alle apparecchiature usate dall’emittente pubblica in 94 anni di attività dei percorsi multimediali che raccontano l’evoluzione dei programmi televisivi dell’emittente pubblica. Cimeli storici raccontano gli antenati della radio, dal telegrafo ai primi ricevitori radio.