BOOKS: Women in radio

The volume is expected to arrive in the bookshop before Christmas. The cover price is 10 euros
The volume is expected to arrive in the bookshop before Christmas. The cover price is € 10,-
Credits

In the history of radio there have been important female figures, even if the story almost always recalls the male protagonists. Umberto Alunni, a former manager of the banking sector (he has been director of important credit institutions, but has always cultivated the passion of a collector of antique radios and a divulger) has reconstructed in the book “Le donne della radio” the biographies of ten characters. From Annie Jameson, Marconi’s mother, to the anonymous steno-typist of the steamship Lusitania, to Lisa Glauber, the only living protagonist, daughter of the owner of the Unda Radio factory. Alunni thus gives back to the female gender the role of protagonist that it deserves.

CAMBODIA: Pupils belonging to ethnic minorities take lessons via radio

A little girl places the antenna wire on a tree to improve the reception quality of the lesson transmitted by radio.

A little girl places the antenna wire on a tree to improve the reception quality of the lesson transmitted by radio. Source

In Cambodia, about 250,000 children of school age are not educated. While universal access to primary school has increased year on year, the same is not true for ethnic minorities. So, when schools were closed due to the pandemic, the NGO Aide et Action International equipped children with portable battery-operated radios to receive educational courses, and trained them how to use them. And to allow even those who do not have electricity at home to do their homework while following the lessons in the evening, the programmes were also placed in morning time slots. Details in the Globe article.

ITALIA: Rinnovato il museo della radio tv di Torino

Abstract (In English)

The Museum of Radio and TV in Turin reopened to the public on 26 September 2020, with a layout redesigned during the lockdown break. Notice boards, lighting and scenography have been redesigned, as well as the assortment of pieces, flanking the equipment used by the public broadcaster in 94 years of activity with multimedia itineraries that narrate the evolution of the public broadcaster’s television programmes. Historical relics tell of the ancestors of radio, from the telegraph to the first radio receivers.

L’articolo (Italiano)

Un nuovo percorso espositivo racconta 94 anni di storia della Rai attraverso apparecchiature, programmi, costumi e arredi di scena

Una panoramica delle sale espositive che raccontano, con apparecchiature d'epoca, l'evoluzione delle trasmissioni radiotelevisive
Una panoramica delle sale espositive che raccontano, con apparecchiature d’epoca, l’evoluzione delle trasmissioni radiotelevisive
Fonte
Tra i microfoni usati negli studi radio, alcuni quasi centenari, c'è questo esemplare con il marchio della Eiar (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), subentrata nel 1927 alla URI (Unione Radiofonica Italiana) che nel 1944 sarebbe la RAI Radio Audizioni Italiane e dal 1954, con l'avvento della televisione, Rai Radiotelevisione Italiana
Tra i microfoni usati negli studi radio, alcuni quasi centenari, c’è questo esemplare con il marchio della Eiar (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), subentrata nel 1927 alla URI (Unione Radiofonica Italiana) che nel 1944 sarebbe la RAI Radio Audizioni Italiane e dal 1954, con l’avvento della televisione, Rai Radiotelevisione Italiana Fonte

Ha riaperto al pubblico dal 26 settembre 2020 il Museo della radio e della Tv di Torino, con un allestimento ridisegnato durante pausa del lockdown. Bacheche, illuminazione e scenografia sono state ripensate, come pure l’assortimento dei pezzi, affiancando alle apparecchiature usate dall’emittente pubblica in 94 anni di attività dei percorsi multimediali che raccontano l’evoluzione dei programmi televisivi dell’emittente pubblica. Cimeli storici raccontano gli antenati della radio, dal telegrafo ai primi ricevitori radio.  

Un raro registratore "portatile" degli Anni Trenta, con la registrazione, su nastro metallico, della voce di Benito Mussolini
Un raro registratore “portatile” degli Anni Trenta, con la registrazione, su nastro metallico, della voce di Benito Mussolini
Fonte
Il percorso museale è stato arricchito con arredi di trasmissioni storiche della rai: sullo sfondo, al centro, la cabina di Rischiatutto, il telequiz condotto da Mike Buongiorno tra il 1970 e il 1974
Il percorso museale è stato arricchito con arredi di trasmissioni storiche della Rai: sullo sfondo, al centro, la cabina di Rischiatutto, il telequiz condotto da Mike Buongiorno tra il 1970 e il 1974
Fonte
I costumi indossati da Adriano Celentano e Mina nel corso della trasmissione "Alla ribalta", andata in onda nel 1964
I costumi indossati da Adriano Celentano e Mina nel corso della trasmissione “Alla ribalta”, andata in onda nel 1964
Fonte
In aggiunta alle teche, la zona espositive comprende delle isole tematiche: questa è dedicata ai microfoni
In aggiunta alle teche, la zona espositive comprende delle isole tematiche: questa è dedicata ai microfoni
Fonte

RADIOSTORY: Chiude la radio dopo 43 anni. Ma riparte da “pirata” due giorni dopo

ABSTRACT (English)

The world of radio continues to give beautiful and incredible stories, such as the one starring Giancarlo Guardabassi, publisher of Radio Aut Marche. After 43 years of activity, the business goes into crisis. The frequencies are sold and broadcasting ends on 31 December, 2019. But two days later the publisher and presenter turns the transmitter back on and starts again, calling himself a “pirate”.

Article (In Italiano)
Dalla pagina Facebook della radio, una suggestiva immagine di Giancarlo Guardabassi in studio
Dalla pagina Facebook della radio, una suggestiva immagine di Giancarlo Guardabassi in studio
Fonte: Radio Aut Marche

Il mondo della radiofonia continua a regalare a storie belle e incredibili, come quella che vede come protagonista Giancarlo Guardabassi, editore di Radio Aut Marche

Il post apparso l'1 gennaio sulla pagina Facebook della radio, nella quale si spiegava agli ascoltatori la decisione di chiudere e la nostalgia del primo giorno di inattività
Il post apparso l’1 gennaio sulla pagina Facebook della radio, nella quale si spiegava agli ascoltatori la decisione di chiudere e la nostalgia del primo giorno di inattività
Fonte: Radio Aut Marche
Il post sulla pagina Facebook con il quale due giorni dopo è stata annunciata la ripresa dei programmi
Il post sulla pagina Facebook con il quale due giorni dopo è stata annunciata la ripresa dei programmi
Fonte: Radio Aut Marche

La nascita delle radio libere italiane è stata un’epopea: dal 1975 si andava letteralmente all’arrembaggio dell’etere. Niente regole su frequenze e potenze, finché nel 90 la legge Mammì mise fine al far west. Nel frattempo i giovani pionieri venivano progressivamente sostituiti da editori o fagocitati dai network, e la concorrenza spietata sui prezzi della pubblicità iniziava a minare le basi di sussistenza. Con gli anni sarebbero subentrate la stanchezza e la crisi.

Tra i pionieri c’era anche un conduttore affermato della Rai, Giancarlo Guardabassi, cantante, autore, che nel 1976 decise di aprire la sua emittente. Aveva appena presentato il Festival di Sanremo ed era al culmine del successo, ma decise di fare la sua radio nelle Marche. Dopo 43 anni sono state vendute le frequenze e successivamente è arrivata la chiusura. Un percorso comune a piccole e grandi emittenti (Radio Aut Marche aveva una copertura regionale). Ma dopo la trasmissione di addio, il 31 dicembre 2019, Giancarlo Guardabassi ha riacceso il trasmettitore: il 2 gennaio 2020, sull’unica frequenza non ceduta, i 100.5 di Francavilla d’Ete, ha ripreso a trasmettere, come lui si definisce, da “pirata” solitario.

Altre immagini dalla pagina della radio
Altre immagini dalla pagina della radio
Fonte: Radio Aut Marche

Il profilo di Giancarlo Guardabassi pubblicato sul sito della radio. La storia invece si può leggere qui.

Fabrizio Carnevalini

HUNGARY: Is democracy faltering? Radio Liberty arrives

Radio Liberty was founded in 1951 and merged with Radio Free Europe in 1975. Funded by the American Congress, the two radio stations were downsized at the end of the Cold War. The original Hungarian service, "Szabad Europa Radio", operated from Munich and was closed in 1993.
Radio Liberty was founded in 1951 and merged with Radio Free Europe in 1975. Funded by the American Congress, the two radio stations were downsized at the end of the Cold War. The original Hungarian service, “Szabad Europa Radio”, operated from Munich and was closed in 1993.
Source

After 27 years Radio Liberty returns to speak to Hungarian citizens: on 08th September 2020 it opened an editorial office in Budapest, given the political involution in the country. Premier Viktor Orbán has put more and more stress on democracy and has plunged Hungary into 89th place in the press freedom index produced by Reporters sans Frontières. But things are not simple: the American ambassador (President Donald Trump is in ideological harmony with Orbán) has asked the broadcaster (who declares not to be pressured) to be sympathetic to the Hungarian premier. More info here and here.

ITALIA Visual radio: la Rai scende in campo. Intervista a Roberto Sergio, direttore delle radio pubbliche

Abstract (English)

Radiovision is a typical Italian phenomenon, ridden mainly by RTL 102.5 – from the small screen they receive a dowry of 1.1 million listeners (1.8 million during lockdown). Since 2000 the broadcaster from Cologno has developed a successful format, patenting and exporting it, and many Italian radio stations have imitated it. And to underline the importance of a video presence for the traditional radio stations, now come the ones of Rai. On 14th September, 2020 Radio2 started, with Radio1 to follow in 2021, while Radio3 and the other thematic channels will progressively increase their video spaces. But unlike the other radio stations, the public ones will not be visible on digital terrestrial television (DVB-T) but on RaiPlay, a portal that also hosts all the Rai television channels and an archive of programs. We interviewed Roberto Sergio (RS), director of Radio Rai, the structure that groups all the radio and thematic channels broadcast on DAB.

Article (In Italiano)
L’avvio delle visual radio è stato annunciato il 16 luglio 2020 a Roma, nel corso della presentazione dei palinsesti della stagione 2020-2021
L’avvio delle visual radio è stato annunciato il 16 luglio 2020 a Roma, nel corso della presentazione dei palinsesti della stagione 2020-2021
Fonte

La radiovisione è un fenomeno tipicamente italiano, cavalcato soprattutto da RTL 102.5 che dal piccolo schermo riceve in dote 1,1 milioni di ascoltatori (1,8 durante il lockdown). L’emittente di Cologno ha messo a punto (dal 2000) un format di successo, brevettandolo ed esportandolo, e tante radio italiane l’hanno imitata. E a sancire l’importanza di una presenza in video della radio tradizionale oggi arrivano le radio della Rai. Il 14 settembre ha iniziato Radio2, seguita l’anno prossimo da Radio1, mentre Radio3 e gli altri canali tematici incrementeranno progressivamente i loro spazi video. Ma a differenza delle altre emittenti, quelle pubbliche non saranno visibili sul digitale terrestre ma su RaiPlay, la piattaforma che ospita anche tutte le tv e un archivio dei programmi. Per far luce su alcuni dettagli, abbiamo posto alcune domande a Roberto Sergio (RS), direttore di Radio Rai, la struttura che raggruppa tutti i canali radiofonici e quelli tematici trasmessi sul DAB.

Roberto Sergio, direttore di Rai Radio
Roberto Sergio, direttore di Rai Radio 
Fonte: Ufficio Stampa Rai

RR: Puntare sul format, la professionalità e la simpatia dei conduttori viene fatto da molte emittenti. A settembre svelerete delle innovazioni nel vostro modo di fare radiovisione?

I conduttori di Rai Radio2
I conduttori di Rai Radio2
Fonte: Ufficio Stampa Rai

RS: La nostra visual radio avrà tutti i contenuti di Radio 2: i programmi con i nostri oltre 60 conduttori, la musica con i video, l’informazione, il meteo e così via. Sicuramente non siamo i soli a farlo, ma credo di poter dire che solo noi possiamo mettere in campo tutta questa ricchezza di contenuti e una qualità delle conduzioni che non teme confronti con voci, che adesso diventano volti, di altissimo profilo. E con una cura estrema per il confezionamento di un prodotto che ha come faro guida l’intrattenimento leggero ma intelligente. C’è poi da dire che la nostra scelta di posizionamento è molto diversa da quella di alcuni nostri competitor della radiovisione. Noi non vogliamo fare una tv. Non a caso non andiamo a occupare un canale televisivo. Faremo una radio che, potendosi vedere, potrà andare sui media digitali nativi video.

Radio 2 in visual radio andrà su Rai Play e da lì, magari con contenuti brevi, con pillole di video, contiamo di andare “in giro” sulle varie piattaforme video. Per portare la nostra radio anche a chi non la conosce. E comunque, Rai Play è oggi visibile sui televisori connessi con estrema facilità. Quindi non andiamo a competere con i canali tv classici, ma ne condividiamo il mezzo, che diventa uno dei modi per arrivare alle persone. Tutto un altro approccio rispetto alla radio tale e quale riproposta in tv, accesa magari per incrementare la notorietà del brand e far salire i dati delle rilevazioni Ter.

RR: Si è parlato di una progressiva migrazione in video di tutte le radio Rai: che tempi vi siete dati per mettere a punto Radio2 e in che tempi la trasformazione toccherà gli altri canali?

Rai Radio Logo
La Rai ha 12 canali radio, metà dei quali difusi anche in FM (Radio 1, Radio2, Radio3, Radio 3 Classica, GR Parlamento, Isoradio), gli altri solo sul Dab. Tutti sono ascoltabili su Raiplay
Fonte: Ufficio Stampa Rai

RS: Radio 2 è pronta. Dal prossimo settembre sarà tutta in visual radio tranne la notte. Alcuni contenuti si affineranno strada facendo, ma la partenza è garantita. Per gli altri, l’orizzonte è il 2021, anche se c’è da fare un distinguo. Radio 2 è un canale di intrattenimento di flusso, quindi ha motivo di essere sempre in modalità visual. Gli altri canali accenderanno alcune finestre in momenti specifici. Quei momenti che riterremo di appeal per il pubblico delle piattaforme video. Per capirci, Radio 3 non sarà sempre in video, ma potrà accendere le telecamere in occasione di concerti o piece teatrali che si svolgeranno nelle nostre sale, oppure se in un determinato programma avremo ospiti di eccellenza. Il tutto soprattutto per la distribuzione sui social, con l’obiettivo di far girare i contenuti al di là del nostro target primario, come detto precedentemente.

RR: La versione video di un canale informativo come Radio1 potrebbe togliere ascolti a RaiNews24?

La regia video delle visual radio Rai
La regia video delle visual radio Rai
Fonte: Ufficio Stampa Rai

RS: Anche Radio 1 seguirà la stessa strategia, non sarà sempre in onda (non avrebbe senso). Ma potrà passare in modalità visual per brevi pillole. Quindi nessuna competizione con RaiNews24, che ha ovviamente altri mezzi e un’altra piattaforma di elezione. La visual radio è un modo per uscire dal mezzo “audio only” e andare a intercettare pubblico nei mezzi visuali. Ma non è un competitor della tv. Del resto, se così non fosse, non avremmo scartato l’idea di avere dei canali video su Dtt.

Fabrizio Carnevalini

Schweiz: Das Aus von DVB-T, dem terrestrischen Fernsehen und die regionale Rückkehr

ABSTRACT (ENGLISH)

Switzerland is one of the most pioneering countries in the abandonment of Hertzian waves: in 2004, it switched off the Sottens shortwave transmitter (with 500 kW) and transferred the programs to the web. In 2010 it was the turn of the medium waves (the last to be switched off, the Sottens system) and in 2019 it was the turn of digital terrestrial television (which is still received via cable). Too bad, however, that the switch-off was done ignoring the agreements made with some private operators who were authorised to retransmit the DVB-T signal. So much so that some transmitters have now been switched on again. Christian Brülhart’s article analyses the situation. But digitalisation is continuing at a fast pace: the Swiss government has brought forward the abandonment of FM to the summer of 2022: analogue channels will be replaced by DAB digital channels.

ARTICLE (Auf Deutsch)

Das terrestrische Fernsehen wurde von der SRG in der Schweiz abgedreht, Private bringen es jetzt zurück

Ab dem Herbst 2014 wurden in der Schweiz überraschend die Sendeleistungen der DVB-T Sender massiv um den Faktor 10-15 reduziert, gestaffelt nach Regionen. Manche Auguren sahen das als Vorzeichen einer kompletten DVB-T Abschaltung, die fünf Jahre später folgen sollte. Im Herbst 2015 erklärte das Bakom, dass es das UHF-Band mittel- bis längerfristig komplett dem Mobilfunk übereignen wolle. Somit war klar, dass das Aus für das terrestrische Fernsehen kommen wird, nur wann, war damals noch unklar.

Fernsehen wird in der Schweiz vor allem über Kabelnetze und über Internet, Dienste wie Swisscom-TV mit hunderten Programmen und zeitunabhängigem Fernsehen dank einem 7 Tage-Zeitfenster, in denen man Programme nach der Erstausstrahlung schauen kann, findet viele Nutzer, die auch ein gutes Festnetz-Internet haben. Das terrestrische Netz strahlte über DVB-T fünf SRG-Programme landesweit aus; im Wallis und in Graubünden gab es indes private Netze, die dutzende Programme – teils verschlüsselt – über DVB-T ausgestrahlt haben, quasi Kabelnetze über die Luft. Valaiscom stellte den Betrieb, als das 800er Band dem Fernsehen weggenommen wurde («Digitale Dividende») und dem Mobilfunk zugeschanzt wurde, den Betrieb ein. Tele Rätia in Graubünden stellte den Betrieb Ende 2018 ein, als das Bakom auch noch das 700er Band für die Mobilfunk einkassierte.

Die SRG bekam Ende August 2018 eine neue Konzession vom Bakom, diese besagt, dass die SRG das terrestrische Fernsehen bis Ende 2019 aufgeben muss. Die SRG hat sich dann entschieden, DVB-T im Sommer 2019 abzuschalten; im Dezember 2018 wurde angekündigt, dass das terrestrische Fernsehen zum 3. Juni 2019 abgeschaltet werde. Die Informationskampagne war gut, aber das Aus von DVB-T hat doch ein paar zehntausend Haushalten den TV-Empfang weggenommen. Am 3.6.19 wurden die Programme über DVB-T eingestellt, danach wurden noch Hinweisbilder über die Sender ausgestrahlt, am 7.7.19 wurden die DVB-T Sender abgeschaltet.

Sendemast auf dem Hohen Kasten
Quelle: Christian Brülhart

Bereits im Juli 2019 hörte ich davon, dass am Hohen Kasten DVB-T reaktiviert werden könnte. Kabel-TV Lampert aus dem Vorarlberg bemühte sich darum, dass terrestrische Fernsehen auf diesem Ostschweizer Gipfel reaktivieren zu können, um das Schweizer Fernsehen weiterhin in ihr Kabelnetz einspeisen zu dürfen. Sie bekamen dann wirklich die Lizenz vom Bakom, DVB-T vom Hohen Kasten auf Kanal 34 ausstrahlen zu können. Geplant war ursprünglich, das noch vor dem Jahreswechsel 19/20 zu ermöglichen. Wetterunbill, die Revision der Bahn und die Corona-Pandemie verzögerten das um ein halbes Jahr, aber am 8.7.20 wurde der Hohe Kasten reaktiviert und strahlt seitdem wieder SRF1 und SRF2 aus. Der Hohe Kasten sendet den Kanal 34 mit einer ziemlich scharfen Richtstrahlung gen Nordwesten.

In der Romandie hat der private Sender Léman bleu ähnliches initiiert, seit dem Juni 2020 senden La Dôle-Barrilette und der Salève ebenfalls auf Kanal 34 die Programme der RTS wieder terrestrisch aus, dies in DVB-T2.

Wir sind froh, dass das terrestrische Fernsehen so zumindest regional zurückkehrte, denn das ist die einzige Möglichkeit, ohne Satellitenausrüstung und ohne Provider Fernsehen empfangen zu können.

Christian Brülhart

Halo, Halo ovdje radio Zagreb – radijska tradicija stara 95 godina!

ABSTRACT (ENGLISH)

From the first broadcast happening on Radio Zagreb back in 1926, until today, when a total of 155 radio stations operate in Croatia – radio has not lost its popularity. Radio survived the challenges of the modern age and is a very popular medium in Croatia. According to statistics more than half of Croatian citizens follow the radio waves every day!

ARTICLE (Na hrvatskom)
Izvor

15. svibnja 2021.godine navršit će se točno devedeset i pet godina otkako se glas Božene Begović premijerno začuo u hrvatskom eteru i time označio početak gotovo stogodišnje povijesti radija u Hrvatskoj.

Iako se ovaj prijenos smatra početkom hrvatske radijske povijesti, njeni su temelji postavljeni nešto ranije, 1918. godine osnutkom radiotelegrafske postaje Radio Grič.

Radio-Grič, prva radiotelegrafska postaja u Hrvatskoj. Postavljena je u studenome 1918. na zagrebačkom Gornjem gradu (sastojala se od uređaja skinutih s austrougarske krstarice Novara) te je služila Hrvatskomu narodnom vijeću za veze s najvažnijim europskim gradovima; bila je jedan od glavnih izvora informacija iz inozemstva, koje su svakodnevno objavljivane i u posebnom biltenu. U tom je smislu Radio-Grič bio preteča Radiostanice Zagreb, prve radiodifuzijske postaje u Hrvatskoj, koja je počela emitirati 1926.
Citat: Radio-Grič. Hrvatska enciklopedija, mrežno izdanje

Pet godina nakon osnutka Radio Griča, grupa entuzijasta na čelu s Dr. Ivom Sternom, osniva  Radio klub Zagreb iz čijih će se prostorija na Markovom trgu 9, 1926. godine začuti sad već legendarna.

Halo, Halo, ovdje radio Zagreb!

Nakon najavne rečenice kojoj je prethodilo izvođenje himne, slušateljima se  obratio  Dr. Ivo Stern kao prvi ravnatelj Radio Zagreba.  Program je nastavljen čitanjem službenog biltena , a prva emitirana glazba bila je ona Beethovena, Haydna, Chopina, Rameaua i Saint-Saensa.

Iste godine, nedugo nakon prvog emitiranja, Radio Zagreb je na konferenciji u Lausannei,  postao punopravni član ITU-a (International Telecommunications Union).  

Osim prijenosa uživo, većinu radijskog programa tadašnjeg vremena  sačinjavale su glazba i radio drama – nova forma, koju je u Europi popularizirao BBC. Slijedeći trendove, Radio Zagreb  već  4. prosinca 1926. objavljuje natječaj za izvorni radiodramski tekst, te kao jedna od prvih postaja u Europi javno poziva slušatelje na sudjelovanje u stvaranju originalnih rukopisa.

Prva hrvatska radiodrama, pod nazivom Vatra, autora i redatelja Ive Šrepela izvedena je 7. travnja 1927. Izvođenje je izazvalo toliko uzbuđenje kod slušatelja da su neki, prema informacijama navedenim u  dnevnom tisku, izišli na balkone misleći da je na Griču buknuo požar.

S obzirom da je glazba od samih početka zauzimala najveći dio programa,  Radio Zagrebu  1946. osniva big band Plesni orkestar Radio Zagreba(danas Jazz orkestarHrvatske radiotelevizije ), koji kontinuirano djeluje više od 60 godina, sve do danas.

Skoro dvadeset godina Radio Zagreb nastavlja djelovati kao jedini radijski medij na našim prostorima, sve do 1942. kad je osnovan Radio Dubrovnik,  ujedno i prva lokalna postaja u Hrvatskoj.

Kao i većina tadašnjih radio stanica u Europi, radio Zagreb bio je u privatnom vlasništvu sve do početka 1940. kad je nacionaliziran i za vrijeme NDH djeluje kao Hrvatski krugoval.  Po završetku Drugog svjetskog rata,  postaje nacionalna postaja koja nezavisno djeluje u sastavu JRT (Jugoslovenske radio- televizije), a nakon 1990. u sklopu Hrvatske radio televizije. 

Prema zadnjim istraživanjima, radio svakodnevno sluša 55,5 posto hrvatskih građana, a na tjednoj bazi njih 91,2 posto. I tjedna i dnevna slušanost je u zadnje četiri godine u blagom porastu. U prosjeku hrvatski slušatelj uz radio dnevno provede 78,6 minuta. Žene nešto više od muškaraca, 83,4 naspram 67,5 minuta.
Citat

Scena nezavisnih radio stanica svoju ekspanziju doživljava šezdesetih godina, a  nakon 1997. u Hrvatskoj s radom počinju i privatne nacionalne radijske postaje.  Iste godine u pogon je stavljena prva zemaljska satelitska postaja na Prisavlju, putem koje se između ostalog , počeo emitirati Prvi program Hrvatskog radija u Europi i na Bliskom istoku.

Iako glazba i dalje zauzima najveći  dio programa, informativni program, većinom prilagođen lokalnom slušateljstvu razlog je velike popularnosti radijskih postaja.  Danas u hrvatskom eteru djeluje ukupno 155 radijskih postaja, a radio je i dalje, unatoč  inovacijama jedan od najslušanijih i najutjecajnijih medija u Hrvatskoj. 

Sunčica Pjevac

UK: High Court of Justice silences TuneIn

The Lexology website has published the ruling of the High Court of Justice explaining it in detail
The Lexology website has published the ruling of the High Court of Justice explaining it in detail
Source

The famous aggregator will have to turn off more than 90% of the audio streams it hosts to prevent UK users from listening to foreign broadcasters. It has in fact lost the lawsuit filed in 2017 by Sony and Warner, two big names in the music business (together they control 43% of the global market). The High Court of Justice has recognised that TuneIn has violated the record rights because it is not a simple intermediary (which publishes only the links) but also inserts advertising. In the UK, therefore, those who want to listen to a foreign broadcaster will have to search the web for the address of the radio and streaming site (or change aggregator). The ruling protects radio stations (TuneIn places advertisements into their programming) and other countries may comply with the decision of the English High Court. But in perspective it calls into question one of the pillars of the web: the ability to listen to radio stations around the world. So far, record companies have considered foreign listeners to be marginal to the web, but now music could change.

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