ABSTRACT:
The article is published in Italian to avoid language barriers that reduce its impact. It talks about RDS, a technology developed 35 years ago and used in billions of receivers since then. With the advent of large displays, infotainment manufacturers began using RDS information to help display station logos on car radios. When logos are not displayed, when outdated ones pop up, or when a logo is mixed up with that of another radio station, the car manufacturer is often blamed. But “it takes two to tango”: problems can also be caused by incorrect RDS settings on the part of the radio station. Many broadcast managers are not technicians, and this article is aimed at them to make them aware of the issues: The problems need to be investigated and solutions can be found.
Pochi ricordano i tempi in cui la radio dell’auto aveva una manopola di sintonia e un quadrante analogico, e la ricerca delle stazioni avveniva per frequenza. I ricevitori moderni, invece, propongono l’elenco delle stazioni disponibili, ordinato per nome, e la sintonizzazione si effettua con un click o un comando vocale.
Se bastano un dito o la voce per impartire i comandi al sistema multimediale (che ormai incorpora anche audio, internet, app, navigatore, e perfino la tv) è perché l’interfaccia uomo macchina (HMI: human-machine interface) ha semplificato il rapporto con la tecnologia. Per far sì che con lo sfioramento del nome della radio sullo schermo inizi l’ascolto, un’apposita dashboard (pannello di controllo) consente di impartire i comandi al sistema (analogamente ai programmi che girano su un pc). Ma per la radio, anche i più moderni sistemi di interfaccia si basano su dei dati digitali, presenti in quasi tutti i segnali FM: il Radio Data System, o RDS. Questo segnale digitale viaggia su una sottoportante di 57 kHz a 1.1875 kilobit al secondo (piuttosto lentamente quindi, rispetto alle velocità attuali di trasmissione dati audio o video). Ma è uno standard, disponibile su miliardi di dispositivi, e può svolgere molte funzioni, se usato correttamente.
Mostrare il nome della radio semplifica la sintonizzazione
L’elemento più visibile dell’RDS è il nome del programma (o servizio), spesso abbreviato come PSN o PS, che consente al guidatore di riconoscere immediatamente il nome della stazione. I display dei primi ricevitori digitali usavano elementi a LED e potevano visualizzare esattamente 8 caratteri. Pochi, ma sufficienti a descrivere la maggior parte dei nomi dei servizi radiofonici o i loro acronimi. Per aumentare la quantità di informazioni da fornire al guidatore sono stati utilizzati contenuti “dinamici”, e oggi il PSN viene ancora utilizzato da alcune emittenti (non correttamente) per visualizzare data, ora, numeri di telefono, tassi di cambio, pubblicità, informazioni su artisti e titoli e un sacco di *** e <<< e >>> e ### … spesso anche in modalità “scrolling”, distraendo i guidatori e confondendo gli ascoltatori. Lo standard RDS infatti prevede una soluzione migliore: “RadioText” (RT), e “enhanced RadioText” (eRT); entrambi supportati da molti sistemi moderni di infotainment e che dovrebbero essere usati per qualsiasi testo dinamico, relativo alla programmazione corrente o meno.
L’RDS ha permesso di mantenere la sintonia quando si è in viaggio
Dietro le quinte, c’è un identificatore unico (di programma) in ogni segnale RDS, chiamato codice PI. Questo codice permette all’autoradio di sintonizzarsi automaticamente su un’altra frequenza che porta lo stesso programma – permettendo al conducente di tenere le mani sul volante e godersi l’ascolto senza interruzioni o cadute. Utilizzando una struttura numerica sofisticata, il codice PI controlla anche come il ricevitore gestisce la programmazione regionale: ampiamente utilizzato dalle emittenti pubbliche europee (per le notizie regionali e le informazioni di servizio pubblico) e dalle reti commerciali (per dividere la loro rete in un certo numero di sottoreti regionalizzate con pubblicità locale, moltiplicando così il loro business), ma totalmente sconosciuto al panorama radiofonico in Nord America (anche perché le emittenti sono spesso monocanale).
E oggi il PI viene utilizzato anche per mostrare i logo sulle vetture
Al di là di questo, il codice PI serve a memorizzare le stazioni preferite sui tasti “preset”. Ma serve anche per una funzione che gli inventori dell’RDS non avevano previsto: visualizzare il logo della stazione radio. A differenza di un numero di telefono unico che viene assegnato dal provider, o dell’indirizzo IP unico assegnato da un’architettura dedicata, il codice PI è qualcosa di cui ogni emittente deve occuparsi attivamente. I produttori di apparecchiature di trasmissione RDS consegnano i loro box con codici predefiniti o vuoti, che devono essere cambiati o impostati. Ma come può l’emittente sapere quale codice impostare? Alcuni paesi forniscono il codice PI da usare insieme alla licenza di trasmissione: i codici sono amministrati centralmente da esperti. In altri paesi, c’è una sorta di auto-organizzazione da parte delle emittenti, ma a causa della mancanza di un registro centrale, la situazione può diventare rapidamente caotica.
I codici non sono casuali
I codici PI sono composti da 4 caratteri esadecimali e vanno da 0000 a FFFF. In teoria, questo permette 65536 combinazioni: Un numero grande, ma non sufficiente per dare ad ogni stazione radio un codice PI unico. Per far funzionare correttamente il sistema RDS, il progetto contiene alcune regole formali per il codice PI, che devono essere rispettate.
Il significato dei quattro caratteri
Il primo carattere designa il paese d’origine dell’emittente: ad esempio F = Francia, E = Spagna, C = Regno Unito, 7 = Tunisia … Poiché ci sono solo 15 caratteri potenziali (lo 0 non è ammesso), diversi paesi devono usare lo stesso carattere. I paesi che usano lo stesso carattere non possono essere adiacenti, per evitare che al ricevitore arrivino codici PI duplicati. La F, per fare un esempio, è usata in Francia, ma anche in Norvegia, in Bosnia ed Erzegovina e in Bielorussia. Nota: lo standard RDS include un ulteriore elemento di dati chiamato “Enhanced Country Code” (ECC) che in teoria rende i codici PI globalmente unici. Sfortunatamente, l’ECC è implementato correttamente solo da un piccolo numero di emittenti e quindi non ha mai acquisito alcun valore pratico sul lato del ricevitore. Che peccato!
Il secondo carattere è usato per descrivere la “copertura” del servizio specifico: 0 è usato se l’emittente opera solo su una frequenza (utile da sapere, poiché il ricevitore non deve cercare frequenze alternative). 2 e 3 sono usati per designare le reti nazionali e regionali, e tutti gli altri caratteri da 4 a F possono essere usati per designare gli split regionali dei servizi nazionali.
Il terzo e il quarto carattere sono identificatori di servizio unici, permettendo fino a 255 servizi. Questo numero è sufficiente per i paesi più piccoli, ma è troppo piccolo per i paesi con un ricco panorama radiofonico. Se vivete o trasmettete negli Stati Uniti, i codici PI hanno un significato e una logica diversa: essi corrispondono al call sign attribuito dalla FCC: un algoritmo definito fa sì che, per esempio, KCBS usi il codice PI 1574. Di conseguenza, il nominativo può essere determinato dal codice PI! Questo sistema funziona per i nominativi K e W, e non si preoccupa degli split regionali. Ma non è usato perfettamente – alcune stazioni impostano il primo carattere del codice PI a 1, per pubblicizzare il loro servizio come provider TMC, ma generando call sign “fasulli” invertiti.
Non si può… giocare con i numeri
I codici PI sono una questione complessa. Le emittenti devono assicurarsi di usare i codici corretti – nei paesi più grandi e dove gli split regionalizzati sono importanti, devono cooperare e usare un unico riferimento affidabile per l’uso dei codici PI. Alle emittenti possono non piacere queste regole e le loro limitazioni, ma sono state create e scritte già nel secolo scorso (RDS è stato lanciato ufficialmente nel 1988), e sono da allora implementate in miliardi di dispositivi di ricezione, impossibili da cambiare. Quindi è meglio che si attengano alle regole dal lato del trasmettitore – questo richiede solo un piccolo sforzo ma evita futuri problemi.
Il problema “immagine”
Molte emittenti non sono consapevoli di avere un problema di codice PI. I loro ascoltatori saranno in grado di ricevere il programma, il nome della stazione sarà visualizzato – sembra perfetto. Ma poi, le autoradio con i loghi delle stazioni “gireranno l’angolo”, e scopriranno che il logo della loro stazione non viene mostrato affatto, o, ancora peggio, appare il logo di un’altra stazione quando il ricevitore è sintonizzato sulla loro frequenza. Questo non è solo frustrante, ma può danneggiare l’immagine e l’esperienza del marchio che la stazione radio ha creato.
Come comportarsi quando si nota un’anomalia
Se qualcosa non va, la prima reazione è quella di incolpare la casa automobilistica. Certamente i costruttori sono parte del problema. Hanno progettato il loro sistema di infotainment basandosi sui codici RDS PI, supponendo un uso corretto e coordinato dello standard RDS e un uso stabile dei parametri tecnici. Ma questa è solo teoria. La vita reale nel panorama radiofonico è diversa. Non tutte le emittenti si prendono cura dei loro codici PI, ed è per questo che anche le emittenti hanno le loro colpe: alcune usano lo stesso codice di altre stazioni, altre adottano codici al di fuori della gamma assegnata al loro paese, oppure non adottano l’ECC o lo impostano in modo errato, o non impostano correttamente i codici PI durante gli split regionali. Questi sono solo alcuni degli “errori” commessi.
Come rimediare? Il fai-da-te è rischioso
Avendo imparato alcune nozioni di base sull’RDS, un’emittente potrebbe essere disposta a cambiare codice. Non è così semplice. Bisogna prima verificare di che problema si tratta, e se occorre sceglierne un altro se ne deve individuare uno libero non solo a livello locale, ma nazionale, per evitare di “pestare i piedi” ad altre stazioni. E bisogna considerare anche che i codici sono limitati perché nelle autoradio restano memorizzati anche quelli di stazioni chiuse da anni, e si rischia dover ripartire da capo. Infine, cambiare il codice non basta: bisogna anche comunicarlo a chi gestisce il database affinché le modifiche vengano applicate. Meglio affidarsi a un esperto, che analizzi lo stato e la situazione del attuale RDS, verificando la situazione nei diversi sistemi di infotainment automobilistici. E raccomandi una soluzione che non solo risolva il problema specifico, ma si assicuri anche che non danneggi le altre emittenti e che sia adeguatamente comunicata all’industria dell’infotainment automobilistico.
Fatti consigliare da un esperto
Radio Data Center gestisce l’unico database mondiale delle stazioni radio pubblicato su siti web come FMSCAN e FMLIST. Questo archivio, continuamente aggiornato da centinaia di corrispondenti e da molte fonti, unito alla conoscenza approfondita dei dati e degli algoritmi utilizzati dai sistemi di infotainment automobilistici, permettono agli esperti di analizzare le implementazioni RDS e di fornire raccomandazioni alle emittenti. Il database, che comprende oltre il 97% dei logo mondiali, è utilizzato (tra gli altri) dal sistema di infotainment più avanzato tecnologicamente, l’MBUX della Mercedes (la vettura è connessa alla rete e scarica periodicamente gli aggiornamenti). Maggiori dettagli su https://www.radiodatacenter.com/.